L’infinita durata dell’istante
Fotografia e teatro una figurazione immaginale ri-mediata
Piano didattico ideato da Danilo Cognigni e Mirella Treves
Docenti Danilo Cognigni: fotografo ed esperto di semiotica visiva
Mirella Treves: Attrice - Regista - Insegnante di tecniche teatrali
Il segmento di didattica esperenziale vuole proporsi come un approfondimento sul rapporto tra due linguaggi della figurazione: la fotografia e il teatro.
Per quanto concerne la “fotografia”, volendola liberare dal limite delle assegnazioni categoriche
che ancora la vorrebbero relegata alla funzione di macchina riproduttiva, seppur dotata di
passionalità, la si vorrebbe porre in una concezione più ampia destinata all’infinitezza dell’arte.
Considerarla come un gioco di specchi virtuali non riflettenti, dove non c’è nulla dietro, bensì
dentro; così come accadrebbe in uno specchio opaco.
Nel contempo il “teatro” non è lì per farsi fotografare e neppure per arrendersi nella sua icoattività.
Mostrandosi per essere visto piuttosto che letto: come può rendere visibili forze invisibili?
Il pubblico vede lo spettacolo, l’attore vede il teatro, l’attore vive a rovescio lo spettacolo rispetto a
chi lo guarda. E se l’attore “si pensasse” non contenuto in uno spazio ma compreso in una inquadratura,
come se la scena fosse una fotografia, non demiurgica: vedrebbe la scena come uno
schermo sfondato, dove esiste una terza dimensione, una profondità e uno spessore immaginale,
un mondo che si vede chiudendo gli occhi, quel mondo percepibile solamente con la lateralità
dello sguardo; quell’espressione di forme trasmutate dal mondo reale rielaborate dalla percezione
sensibile e dall’intelletto.
Il laboratorio esperenziale vorrebbe porre allo studio, con l’ausilio di locuzioni teoretiche ed elaborazioni
pratiche applicate, un approccio al discorso complesso tra linguaggio ed espressione.
Un approfondimento, che seppur modesto e ristretto per il limite temporale imposto dal contesto,
vuole: da una parte proporsi come allontanamento dalle vulgate riduzioniste delle esperienze
emozionali, e nel contempo porsi nella prospettiva didattica concepita con un taglio semiotico
pungolato dalle teorie figurali. Un tentativo, questo, per riprendere i fili vaganti dei tanti collegamenti
semplificanti che circondano le arti applicate, compenetrazioni multidisciplinari troppo
spesso solo dedite al perfezionamento performativo destinato alle ubriacature di massa.
[...] l’istante è una sessione immobile del movimento, e il movimento è la sezione mobile della durata. Da questo incipit, partono gli approfondimenti tematici relativi alle assonanze tra figurazione teatrale ed espressione fotografica, che si animeranno sul palcoscenico del Teatro dell’Arancio, Borgo antico di Grottammare.
Fotografi e attori, guidati dalla didattica interlacciata e congiunta dei due docenti, affronteranno
un percorso istruttivo destinato alle logiche della rappresentazione.
L’immagine istantanea – direttamente riconducibile al risultato di un atto fotografico oppure generata
dal gesto bloccato di un mimo, che sia contenuta nella cornice scenica di un teatro, oppure
compresa nel limite dell’inquadratura fotografica – è data dalla composizione piana (geometrica,
plastica, assiomatica) degli elementi, ma l’articolarità dei segni (direzionalità del gesto, aspetto
tensivo, visione cinetica) che rappresenta la grammatica della visione è regolata dal tempo e nel
tempo. Ogni gesto per sua natura è anamnestetico, ovvero contiene tutti i fatti di un prima, in sé
parlano le voci/segno enunciate da ciò che è già stato, l’irrangiungibilità dell’accadere si solidifica
in un istante; la fuggevolezza del modellato è come cera fusa che si solidifica al contatto con l’acqua.
Infatti, soltanto i tracciati costruttivi dello sguardo sono in grado di consentire alla visione di rimontare
la trama compositiva; quello che in arte viene a volte definito il narrato immaginale.
SINTESI DELLE FASI DIDATTICHE
1A Fase
I docenti illustreranno in modo congiunto le coordinate intellettuali che legano: Etienne Decroux,
Jean Dasté, Jan-Louis Barrault, Marcel Marceau, Jacques Lécoq, Jean-Charles Deburau, Étienne-
Jules Marey, Eadweard Muybridge, Eugene Edgerton, Gjon Mili, Francis Bacon, per giungere a
comprendere le logiche progressive che hanno insistito nello studio delle problematiche legate
alla figurazione mimica e per rendere visibili le forze invisibili.
Lo spazio occupato dal “fatto teatrale” e quello della tetralizzazione dell’esperienza sono
l’estensione e la proiezione di una proprietà specifica dello sguardo, ossia la capacità di sintesi.
E quindi: il gesto bloccato del mimo oppure un’istantanea fotografica possiedono questa capacità di sintesi?
2A Fase
Agli allievi, fotografi e attori, verrà proposto un unico “soggetto” già esistente che potrebbe consistere
in: un brano letterario, un testo poetico, un segmento drammaturgico, un racconto, un
argomento, una tensione emotiva, eccetera.
Sulla base degli elementi che costituiscono il soggetto di riferimento gli allievi dovranno approcciarsi
alla sceneggiatura delle azioni visuali.
Gli attori “costretti” nelle loro immobilità, come possono non costringere la Figura all’immobilità?
Come possono rendere sensibile una specie di tragitto immaginale per mezzo del loro corpo che
rappresenta la sorgente immobile del movimento?
E come i fotografi attraverso la “porzione riquadrata dei fatti visibili” possono considerare
l’immagine come scena, e non la scena come immagine?
3A Fase
Agli allievi, ancora in modalità congiunta, verranno spiegati il concetto di figurale e come in esso
esiste il concetto di spessore, e come l’immaginale esprime forme legate agli accadimenti del
pensiero psichico. Niente è materiale nello spazio… noi, il mondo e le cose, altro non sono che
giochi di luce. Le immagini, frutto delle apparenze, sono solamente improvvise e fuggevoli apparizioni
dal modellato provvisorio che si rivelano soltanto da determinati punti di vista.
Dimenticare la materia, trascenderla, licenziarla dal simbolo significa fare arte, che altro non è
che riuscire a fermare anche l’espressione più fuggevole dotandola di una significanza illimitante.
In questo segmento didattico, verrà esposto come un indizio si trasforma in reazione, che poi
diviene gesto, per trasmutare in segno, figurarsi in disegno, divenire figurale attraverso
l’espressione che ne costituisce la grammatica visuale.
Questa la parte più complessa, ma decisamente la più interessante: l’Arte vuole la Figura e non il
discorso. Il mimo e la fotografia possono essere immaginate come scorrimento/sovraimpressione
di “tele mobili”. In esse la figura possiede un tempo autonomo essendo cicoscritta dallo spazio di
sè stessa, non può percorrere lo spazio oltre la cornice che la contiene e la costituisce, è il tempo
esterno che ne impedisce l’espansione. La fissione dell’azione, ossia la figura dell’azione e non in
azione, diviene dilatazione del tempo, mancando della scansione cronologica e ritmica si trasforma
in una durata infinita.
4A Fase
Con istruzioni disgiunte i docenti avvieranno gli allievi del proprio ambito ai processi applicativi
basati sulle nozioni teoriche precedentemente trattate.
Quindi comprese l’inaggirabilità dell’accadere e l’illusione enunciazionale, trasposti i significati
simbolici, realizzate le têtes d'expression, inizia il processo di rappresentazione; il discorso figurale,
la figurazione ri-mediata.
5A Fase
Le “rappresentazioni” fotografiche e le performance teatrali elaborate dai singoli allievi verranno
poste a confronto in una sorta di intermezzo riepilogativo.
I docenti attraverso la “lettura” e la valutazione condivisa, evidenzieranno le “riuscite” e le
mancanze delle elaborazioni, ponendo ancora l’attenzione degli allievi sugli aspetti espressivi
e sulle capacità di ri-mediazione delle rappresentazioni.
6A Fase
In questa fase sarà didatticamente utile la visione congiunta delle immagini fotografiche proiettate
nella cornice scenica; una sorta di cornice nella cornice, un nuovo spazio-tempo si apre allo
sguardo. Non come se due specchi peculiarmente diversi, sia per natura che per tecnica, fossero
posti nella condizione di riflettersi a vicenda nella celebrazione delle due arti del fare, dove
il fotografo autocelebra le sue capacità di ripresa e l’attore contempla la foto-souvenir di se
stesso. E neppure come una rappresentazione intermediale, ma attente considerazioni sul portato
della rilettura destinate al raccordo tra semiotiche e costituzioni segniche, e come il corpo dello
sguardo spettatore possa riuscire sul fronte di un’inquadratura ad essere trans-portato in un immaginativo
che gli consenta di percepire che non c’è nulla dietro ma dentro, quello spessore dato dalla
dematerializzazione del reale e destinato ad una profondità illimitata.
PROGRAMMA FOTOGRAFIA
• L’interpretazione del visibile
• La “riduzione” bidimensionale e lo spessore/profondità
• Linea orizzontale e Linea verticale della cornice/inquadratura
• La linea obliqua; lo scorcio
• Non c’è nulla dietro, bensì dentro
• L’intervallo dell’occhio cinetico
• La codifica delle apparenze
• La decodifica della visione
• Figurale e immaginale
• Vedere per catturare, guardare per far essere
• Lo sguardo anamnestico
• L’approccio tensivo della significazione
• Il processo di trans-figurazione (semiotizzazione)
• Gesto e istante
• L'istanzializzazione
• Il gioco dei piani temporali
• Il corpo come sorgente del movimento
• La solidificazione dell’istante
• Movimento bloccato - icoattività
aspetto icoattivo
aspetto durativo
aspetto terminativo
• Movimento articolato (distribuito su più figure) aspetto narrativo
• Espressione, significazione, designazione
ATTREZZATURE DI DOTAZIONE PERSONALE
• Fotocamera reflex digitale
• Cavalletto
• Computer portatile (facoltativo)
• Software per postproduzione (facoltativo)
PROGRAMMA TEATRO
Le proposte di movimento mimico sono nalizzate ad approfondire la consapevolezza del
proprio corpo nello spazio e la relazione con l’impianto narrativo.
I partecipanti comprenderanno come alcuni movimenti e gesti sono alla base della comunicazione
e come possono modicarne il senso e l'intensità. Partendo dall'analisi dei movimenti
del corpo umano, come per esempio dall'ondulazione, dopo averne analizzato i diversi
passaggi, il movimento della testa, del petto, del bacino e delle gambe, si concentreranno su
una posizione per poi scoprirne successivamente l'applicazione narrativa, ingrandiranno il
movimento no ad occupare tutto lo spazio e lo rimpiccioliranno no a non vederlo. Anche
la respirazione è considerata un “movimento di comunicazione”: se un esercizio viene eseguito
in apnea alta piuttosto che in ispirazione l‘aspetto gurale del messaggio mimico assume
timbriche dierenti. Nelle improvvisazioni guidate: la fotograa, la statua, il gesto che indica
ci sarà un'applicazione delle tecniche apprese e la comprensione della valenza della comunicazione
visiva. Un approccio a tecniche teatrali diverse in cui l'utilizzo del corpo è fondamentale:
la pantomima, il mimo, il melodramma e le bandèes mimèes saranno accompagnate da
esercizi specici come per esempio, il point xe , le neuf attitudes, le plateau.
L’ obiettivo è di dare ai partecipanti gli strumenti per creare delle bandèes mimèes che sono un
mèlange di mimo e pantomima utilizzate a ritmi veloci, è come se lo spettatore guardasse tante
fotograe collegate una dopo l'altra da un gesto, un suono.
• Movimento: esplorazione e “occupazione” dello spazio con il corpo e con gli altri.
Equilibri, disequilibri. Linee orizzontali, verticali e oblique
• Immobilità individuale, in coppia ed in gruppo
• Improvvisazioni guidate: la fotografia, la statua, il gesto che indica
• Ogni gesto è comunicazione
• Ritmo, spazio, direzione: il singolo gesto o il corpo
• La respirazione
• Analisi della camminata e segmentazione dei movimenti della deambulazione: piedi, spalle, bacino, testa
• Presentazione e significato dei “20 mouvements”, approfondimento di:
”ondulazione”, “contro/ondulazione” e “grande/piccolo”
• Lo sguardo
• Il gesto che indica: base per la pantomima
• Improvvisazione in gruppo: un tema d'azione
• Le point fixe: giocare con l'invisibile visibile
• Il bastone: tecnica di mimo
• Le plateau: equilibrio e disequilibrio della scena
• Le “neuf attitudes”, base del mimo d'azione ed applicazione drammatica
• Le Bandèes mimèes: melanges di mimo e pantomima
• Improvvisazione e costruzione
Luogo: Teatro dell’Arancio Borgo Antico Grottammare
Date di svolgimento: date di svolgimento in via di definizione
Costo: euro 70
La petite maison des sons et lumières è un’organizzazione no profit, l’intero ricavato viene utilizzato per lo sviluppo, per la ricerca, per l’investimento tecnologico e per i supporti didattici delle attività svolte. Per partecipare alle attività didattiche occorre essere nostri associati; tesseramento Socio ordinario euro 5 con validità a tempo indeterminato.